
07-05-21, 10: 38
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Originariamente inviata da Nerocielo
José Mourinho è un Dio.
Un po' imbolsito, lontano dal fulgore napoleonico di un decennio fa, ma pur sempre un Dio.
Da qualche tempo, la "semplice" imposizione delle sue mani su una squadra non è più garanzia ineluttabile di successo. L'influsso sovrannaturale e metafisico a cui ci aveva abituati si è attenuato, per qualcuno è addirittura scomparso. Sempre più raramente abbiamo visto i suoi gruppi trasformarsi in eserciti compatti, coesi, multiformi, plasmati per primeggiare in ogni tipo di battaglia.
Detto questo, lui rimane comunque José Mourinho. Lo è ancora, lo sarà fin sul letto di morte, e continuerà a esserlo anche dopo.
E in un campionato dove allena Pirlo, dove Pioli è secondo in classifica (a pari merito), dove De Zerbi è in lotta per un posto in Europa, per tranciare i discorsi sull'opportunità della scelta della Roma basta solo pronunciare il suo nome, scandire le due parole che iniziano per J e M. Si ritroverà in una piazza difficilissima, colma di una passione che solo pochissimi allenatori nella storia sono riusciti a gestire e a convogliare positivamente verso il campo; una piazza che ha avuto modo di conoscere bene, e a cui ha tolto due titoli in 12 giorni, i primi due della più leggendaria campagna di maggio di cui potremo mai avere ricordanza.
José Mourinho significa onore eterno ed eterna riconoscenza.
E dal prossimo anno in poi, si spera, numerose occasioni per incontrarsi e dimostrargli l'affetto che la sua grandezza merita.
Lunga vita al Re
Bauscia
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Jose Mourinho adesso è un avversario.
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Ciao Papà interista da sempre. 
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